Il 2019 si sta concludendo con 34 pazienti sieropositivi che hanno ricevuto un trapianto.
Nel dettaglio, 19 casi hanno ricevuto un fegato nuovo, 13 un rene, 2 casi un polmone.
Questi sono alcuni dei dati che sono emersi da un’analisi del Centro Nazionale trapianti in occasione della giornata mondiale contro l’Aids.
Dal 2002 ad oggi sono complessivamente 485 i trapianti effettuati su persone con Hiv, riferisce il centro: 218 fegati, 143 reni, 9 cuori, 4 polmoni, 1 pancreas, 6 trapianti combinati rene-fegato e 5 rene-pancreas.
Negli ultimi decenni, lo sviluppo delle terapie antiretrovirali ha aumentato in maniera considerevole le speranze di chi convive con l’infezione da Hiv. Tanto che oggi molti dei soggetti in questione, hanno un’aspettativa di vita paragonabile al restante della popolazione.
Oggi la presenza di questa patologia, consente di vivere molto più a lungo.
La controindicazione alle quali si va incontro, riguardano l’insufficienza d’organo, dove l’unica via d’uscita è il trapianto. Soluzione che in passato era considerata una controindicazione assoluta.
La vera rivoluzione è stata però che i pazienti sieropositivi non possono solo accedere al trapianto, ma possono addirittura donare i loro organi dopo la morte.
Attualmente l’Italia è l’unico paese dell’Unione europea ad aver avviato formalmente un programma di donazione da persone sieropositive decedute.
I paesi coinvolti sono Varese, Milano Niguarda, Modena, Genova, Ancona, Roma San Camillo e Palermo Ismett.