È stato condotto uno studio dall’Engagement Monitor, presentato all’Università Cattolica.
Questo studio attesta come il coinvolgimento dei pazienti nel percorso terapeutico, migliora in maniera decisiva l’avanzamento della guarigione, diminuendo di conseguenza tempo e denaro.
l’Engagement Monitor, è stato in grado di misurare l’impatto economico e sociale del coinvolgimento attivo dei pazienti. La quasi totalità dei pazienti intervistati(88%) con bassi livelli di ”engagement”, riferiscono livelli di qualità di vita meno scarsi.
Mentre 8 pazienti su 10 di quelli che riportano alti livelli di ”engagement” dichiarando una qualità di vita buona.
Sottolinea Guendalina Graffigna, direttore di EngageMinds HUB:”..Si tratta di un quadro che merita attenzione e che ribadisce il valore clinico ed organizzativo della valutazione del patient engagement, per scelte concrete che sostengano il benessere e il protagonismo dei cittadini e dei loro familiari nella gestione della malattia e della cura”..
Un tipo di coinvolgimento definibile attivo, di pazienti e caregiver, nel proprio percorso terapeutico, migliora di gran lunga la qualità della vita riducendo i costi sociali (meno giornate di lavoro perse), spese sanitarie (meno ricoveri e meno prelievi che gravano a carico del paziente).
Nelle cure mediche il termine ”Engagement”, è riconosciuto come priorità dai sistemi sanitari.
Paziente ”attivo” nelle cure: Come diminuire i costi da sostenere
Lo studio condotto, attesta come oltre le valutazioni soggettive del caso, la condizione clinica del paziente cambia in base ai livelli di engagement. Il 23% dei pazienti cronici intervistati, ha subito un ricovero nell’ultimo anno, la percentuale tende ad aumentare del 34% tra i pazienti meno ”ingaggiati”.
Inoltre tra gli intervistati, il 51% dichiara di aver perso almeno un giorno nell’ultimo anno, di lavoro a causa della malattia. Il dato tende ad aumentare al 69% tra i pazienti con bassi livelli di engagement, riducendosi invece al 31% tra i pazienti con alti livelli di ”ingaggio”.
Infine più del 76% di coloro meno coinvolgi nei percorsi terapeutici, ha speso più di 50 euro a trimestre di tasca propria per acquistare farmaci da banco. Di riflesso la percentuale diminuisce al 45% nei pazienti ingaggiati, dimostrando come questo coinvolgimento alleggerisce le spese da parte degli assistiti.
secondo Serena Barello, coordinatrice del progetto Engagement Monitor, ha delle preoccupazioni in merito alla percentuale di intervistati che risulta essere in difficoltà nella gestione attiva della cura dei propri cari, presentando alti livelli di fatica.
Il 18% dei pazienti intervistati dichiara di non sentirsi compreso dai suoi curanti, la percentuale tende ad aumentare al 44% tra coloro che hanno bassi livelli di engagement.
Inoltre il 23% dei pazienti non ”attivi” riporta una scarsa fiducia nei farmaci con una conseguente bassa aderenza terapeutica.
Il dato si riduce al solo 9% nei pazienti con alti livelli di engagement.